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Manuele Cecconello (1969) inizia a fotografare a 13 anni nello studio del padre pittore.
Ricercatore solitario e intransigente, viene presto a contatto con il cinema d’autore e d’avanguardia che lo instraderà verso studi umanistici, la poesia, la musica contemporanea.
Gioca con le pellicole, il super 8, le ottiche desueti, le elaborazioni.
Si dedica al cinema e al video dalla fine degli anni Ottanta, scoprendo come è fatta l’immagine in movimento attraverso la realizzazione di un centinaio di film sperimentali.
Nei primi anni Duemila ibrida cinema del reale e ricerca espressiva, producendo e dirigendo con la sua società Prospettiva Nevskij vari documentari a carattere storico, lirico e antropologico che gli valgono numerosi riconoscimenti internazionali.
Continua a condurre parallelamente progetti didattici, fotografici e cinematografici, di recente convergenza sulle piattaforme digitali della comunicazione.
L’estetica di Cecconello coniuga la forza riproduttiva del dispositivo cinematografico con una peculiare elaborazione stilistica che attinge a suggestioni pittoriche e si avvale delle potenzialità della tecnologia digitale. Sulle cose del mondo – le strade, le case, i paesaggi, l’umanità residuale – e sugli elementi naturali, l’autore applica uno sguardo partecipe e perspicace, che mira a ritrovare il senso del proprio oggetto, a penetrarne il segreto. Per la pregnanza delle location, per le sue proprietà fotografiche, per l’impasto sonoro e per il ritmo impresso dal montaggio, l’opera di Cecconello costituisce un’esperienza straordinariamente innovativa in rapporto alle convenzioni dominanti del cinema italiano.
Si tratta dunque, in ogni film o serie fotografica, di coniugare un’attenzione partecipe per le cose, un’inesausta curiosità per il mondo, con un forte impeto di trascendenza, formale e spirituale al tempo stesso. Il mondo è accolto nella concretezza delle sue creature, delle sue luci e dei suoi suoni, ma anche trasfigurato in termini di composizione sapiente dell’inquadratura, di combinazione calibratissima di stasi e dinamismo, di profondità pittorica, gradazione cromatica, cadenza musicale. Nel cinema di Cecconello il discorso cinematografico lavora la superficie del reale come il tempo agisce sullo spazio: incrina la sua solidità e consuma la sua consistenza, ma anche definisce la sua direzione e ne coglie il senso.